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I bombardamenti di Milano, la cultura comunista, Elio Vittorini e i fumetti

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Su suggerimento di @Fhtagn!

… ma anche il Monte Stella, Pop Eye e Palmiro Togliatti: in questo lunghissimo articolo (o breve saggio) Paolo Interdonato (qui il suo sito) si tuffa nella storia del primissimo dopoguerra milanese delineando dapprima l’atmosfera del periodo e descrivendo poi le circostanze che hanno portato Elio Vittorini a fondare e dirigere la rivista “Il Politecnico” (che avrà vita molto breve: dal 29 settembre 1945 al 6 aprile 1946).

La componente visuale è fortemente integrata a quella testuale al punto da creare un equilibrio di tipo tutto nuovo:
«In questo clima nasce un giornale unico, in cui parole e immagini si tengono e producono senso e narrazione, difendono senza consolare».

L’autore di quell’equilibrio è Abe Steiner, che verrà poi sostituito da Giuseppe Trevisani. Costui passerà poi a impostare “Il Giorno” e “Il Manifesto”.
Ma l’autore dell’articolo accompagna Giuseppe Trevisani soprattutto durante il momento in cui vengono introdotte, all’interno del “Politecnico”, i primi fumetti: in lingua, con traduzione a fianco.

Fino al richiamo ufficiale da parte di Palmiro Togliatti in una lettera pubblicata sul primo numero di “Rinascita” (ottobre 1946):

“L’indirizzo annunciato [il rinnovamento della cultura italiana] non veniva seguito con coerenza, veniva anzi sostituito, a poco a poco, da qualcosa di diverso, da una strana tendenza a una specie di «cultura» enciclopedica, dove una ricerca astratta del nuovo, del diverso, del sorprendente, prendeva il posto della scelta e dell’indagine coerenti con un obiettivo, e la notizia, l’informazione (volevo dire, con brutto termine giornalistico, la «varietà») sopraffaceva il pensiero.”

Ed è a questo punto che Elio Vittorini inventa la metafora dei pifferai della rivoluzione.

 

Immagine Public Domain via Wikimedia Commons


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