A cura di @NedCuttle21(Ulm)
Patrizio Ruviglioni fa un ritratto per Rolling Stone di Dario Brunori, cantautore cosentino noto con lo pseudonimo di Brunori Sas.
Nel 2009 assieme al primo disco di Brunori Sas, dal titolo deandreiano di Vol. 1, veniva distribuito un canzoniere per chitarra, per suonare anche in proprio le 9 canzoni che lo componevano. In cameretta, sul divano o a un falò: ovunque il suo immaginario mediterraneo-vintage-adolescenziale avrebbe portato. Non era un caso, perché l’album in questione, così minuto e intimo, si reggeva interamente lì: voce, sei corde e qualche storia fra l’intimo e il generazionale. Ma fu proprio quella semplicità cristallina a gettare le basi di uno stile – di arrangiare, e di immaginare testi – a presa rapidissima, che da lì in avanti ha definito la scalata di Dario Brunori (e della sua band: la Società in Accomandita Semplice) verso il ruolo, quasi mitologico, di ultimo dei nostri cantautori.
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