A cura di @Broono.
Taormina chiede da anni che i coniugi Lorenzi gli paghino il servizio svolto per un totale di 770 mila euro. Pochi giorni fa è saltato l’accordo di conciliazione proposto dal giudice del processo civile la cui proposta prevedeva che i Lorenzi pagassero a Taormina (e figlio, che ne è rappresentante nella causa) 200 mila euro, quelli che a loro volta stanno chiedendo loro a lui in un’ulteriore causa.
I Lorenzi sostengono che l’avvocato si offrì pattuendo la gratuità della prestazione, ponte che non è nuovo ai legali per inserirsi in cause di particolare valore mediatico; Taormina spiegò ai microfoni di Radio24 che se non hanno i soldi si prende la casa dato che “E chi se la prende se non io?”.
Qualche anno fà un blogger scrisse un’analisi sulla vicenda, parallela a quella principale, che si fa palco per riflessioni sul valore del lavoro, sul senso di opportunità, sugli estremi ai quali si può arrivare quando gli unici occhiali che si indossano sono quelli della legge, sul problema della mediatizzazione della giustizia.
Per una volta su tutto tranne che sull’omicidio in sé.
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