Su The Economist Alice Fulwood, che ascolta Taylor Swift, fa un resoconto della carriera della cantante e cerca di spiegare cosa l’ha portata a un successo dalla portata enorme senza precedenti, soprattutto dal punto di vista economico.
Per la gioia di alcuni e la rassegnazione di altri, ormai è difficile evitare le sue tracce. Il New York Times in un anno l’ha menzionata 1000 volte, più di Joe Biden, da quando ha iniziato l’Eras Tour.
La carriera di Taylor Swift passa anche attraverso una vicenda legata ai diritti d’autore:
I fan conoscono la storia: nel 2005, la talentuosa adolescente della Pennsylvania firmò con Big Machine Records, un’etichetta di Nashville di proprietà di Scott Borchetta. Swift registrò sei album con loro. Secondo i termini del contratto, Big Machine mantenne i diritti sui “master” (le registrazioni originali) dei suoi album. Man mano che Swift diventava più famosa, era frustrante per lei non possedere questi diritti. Sebbene ricevesse royalties modeste dalle sue canzoni, non guadagnava quanto avrebbe potuto se avesse posseduto i master e non aveva pieno controllo su come venivano usate le sue canzoni. In un messaggio ai suoi fan su Tumblr, Swift disse di aver “supplicato per avere la possibilità di possedere il frutto del suo lavoro” durante la negoziazione di un nuovo contratto con Big Machine. Secondo lei, l’etichetta le aveva offerto l’opportunità di “guadagnare” un album alla volta, uno per ogni nuovo album consegnato. Swift rifiutò e nel 2018 firmò con Republic Records, un’etichetta di Universal Music Group. Essendo ormai una star affermata, piuttosto che un’esordiente, aumentò il suo potere contrattuale. Universal accettò che Swift possedesse i master dei suoi nuovi album. All’inizio Taylor Swift accettò il fatto di non avere più diritti ai suoi vecchi album, ma quando Big Machine cambiò proprietà lei si adirò per questioni personali e iniziò a registrare da capo quei vecchi album, scelta che si sarebbe rivelata vincente.
La Swift riuscì a far passare una versione della controversia che la dipingeva come una vittima dello sfruttamento dell’industria discografica:
Molti fan di Taylor Swift, noti come Swifties, si rifiutano di ascoltare le registrazioni originali, considerandole “rubate” alla cantante. Questa interpretazione è peculiare. È prassi comune che le case discografiche detengano i diritti dei master. La produzione del primo lavoro di Swift fu uno sforzo congiunto tra la cantante e la sua etichetta, che investì denaro e tempo quando lei era ancora relativamente sconosciuta. Inoltre, la questione dei master potrebbe essere più complessa di quanto i fan credano. Taylor Swift riuscì presto a controllare la narrativa, dipingendosi come vittima contro l’avidità dell’industria. Ma la storia non è così netta.
Durante gli anni successivi la storia della proprietà dei master della Swift fu raccontata dalle due parti in causa in modi diversi:
Nel 2019, dopo le lamentele di Taylor Swift sulla vendita di Big Machine, Scott Borchetta pubblicò online un estratto di un documento che, secondo lui, conteneva discussioni su un contratto tra l’azienda e la cantante. L’estratto suggeriva che Big Machine fosse disposta a trasferire i diritti dei master a Swift, anche se i termini non erano inclusi. Borchetta affermò che l’offerta prevedeva il trasferimento immediato di tutti i beni di Taylor Swift alla firma del nuovo accordo. Tuttavia, uno degli avvocati di Swift, Donald Passman, dichiarò a People magazine che Borchetta non offrì mai a Swift l’opportunità di acquistare i suoi master o l’etichetta. Nel 2020, Swift sostenne su Twitter che Braun rifiutò di negoziare a meno che lei non firmasse un “ironclad nda” (accordo di non divulgazione) che le avrebbe impedito di parlare di lui in modo negativo. Swift disse che il suo team legale paragonò questo accordo a quelli usati per silenziare gli accusatori di aggressioni.
Queste controversie tra artisti e case discografiche sono piuttosto comuni, ma la Swift ha saputo gestire la vicenda molto bene dal punto di vista comunicativo, riuscendo a mantenere una immagine positiva per il pubblico nonostante l’aggressività delle sue azioni commerciali.
Taylor Inc. rimane un’azienda di famiglia. Swift e i suoi familiari gestiscono tour, fan club e diritti. Nel 2006, la sua famiglia fondò Firefly Entertainment per occuparsi degli affari personali. Diverse aziende sono state create per ogni fase della sua carriera, tra cui Taylor Swift Productions nel 2008 e 13 Management nel 2009. Oggi, Taylor Inc. comprende almeno 16 società, inclusi investimenti immobiliari e gestione di jet privati. La cerchia ristretta di Swift include familiari e collaboratori di lunga data, garantendo fedeltà e controllo.
Anche un video di Le Monde proposto su Internazionale prova a spiegare il fenomeno Taylor Swift.
Il video di Le Monde spiega come ha fatto Taylor Swift a costruire un rapporto così stretto con il suo pubblico. Il supporto dei fan le ha permesso di vincere una lunga battaglia legale per tornare in possesso delle registrazioni delle sue canzoni e di sfidare le grandi piattaforme come Spotify. Diventando così la prima cantante al mondo a raggiungere un patrimonio miliardario solo grazie alla sua musica.
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