A cura di @cocomeraio.
Martedì prossimo uscirà il libro scritto dall’ex presidente ad interim del Comitato Nazionale Democratico Donna Brazile “Hacks: The Inside Story of the Break-ins and Breakdowns that Put Donald Trump in the White House “: in un capitolo anticipato da Politico, si parla di come grazie alla raccolta fondi Hillary abbia ottenuto il controllo del Partito.
La storia è ripresa da anche dalla CNN. Dopo la vincente ma dispendiosa campagna elettorale del 2012 di Barack Obama organizzata da Jim Messina, il Democratic National Council si ritrovò pieno di debiti anche perché l’allora presidente Debbie Wasserman Schultz non aveva ridotto le spese negli anni successivi. Nel 2015 il DNC chiese ai candidati alla presidenza di raccogliere fondi anche per il partito. Lo fece solo Hillary che così si ritrovò a controllare le finanze, la strategia e tutto il denaro raccolto dal partito. La sua squadra aveva il diritto di bocciare anche il direttore delle comunicazioni del partito e di prendere decisioni definitive su tutto il resto dello staff. Il DNC era inoltre tenuto a consultarla quasi su ogni cosa. In pratica Clinton fungeva come candidata presidenziale dei democratici anche se le primarie erano ancora in corso.
Tutto questo, oltre a non essere etico -scrive Brent Budowski su The Hill- ha indebolito il partito, che ancor oggi non riesce ad esprimere un’opposizione efficace a Trump.
Immagine da Wikimedia Commons.
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