A cura di @NedCuttle21(Ulm) (modificato).
Su Internazionale, Christian Raimo discute i meccanismi retorici che Matteo Salvini utilizza per ampliare il consenso elettorale.
Il tono del suo discorso è perennemente passivo-aggressivo. Pronuncia cose feroci, ma chiosa sempre con “e lo dico con un sorriso, con un abbraccio”. Se la prende con i giornalisti, quasi stendesse delle liste di proscrizione, ma poi gli augura con tono minatorio “lunga vita umana e professionale”.
Sullo sfondo del palco c’è scritto “Il buonsenso al governo”, perché “buonsenso” è il concetto passepartout che consente di dire cose razziste, fasciste, sostenere tesi false con la scusa che sembrano assennate perché condivise. Ma oltre il buonsenso nel pantheon valoriale della Lega c’è la proclamazione dell’amore: “Qui c’è amore, non c’è invidia, non c’è gelosia”. Chi è contro la Lega è “un rosicone”, “un frustrato di sinistra”, che esaurirà “le scorte di Maalox in farmacia”.
Il suo è sempre un sentimentalismo esplicito, il primo autore che cita è il poeta Davide Rondoni, da sempre vicino a ambienti clericali di destra: “L’amore è l’occupazione di chi non ha paura”. Ma per costruire una comunità, anche di questo Salvini è conscio, ci vuole un reciproco riconoscimento. Innanzitutto un legame ideale: “Non siamo un partito, siamo una famiglia”. Ai militanti leghisti si rivolge sempre chiamandoli non solo amici, ma “fratelli e sorelle”, “papà e mamme”.
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