Su suggerimento di @gio
Sul sito Riparte il Futuro è stata pubblicata un’intervista a Nicola Borzi, il giornalista whistleblower che con i suoi esposti ha mostrato cosa stava accadendo nel quotidiano di proprietà di Confindustria. Il giornalista finanziario che ha lavorato in segreto per sette anni prima di pubblicare i due esposti che nel 2016 hanno dato il via all’inchiesta, riflette così sul suo ruolo nella vicenda:
Credo che nessuno meglio di un giornalista economico e finanziario possa fare il whistleblower, per via delle competenze che possiede chi fa questo lavoro. Penso che fare il whistleblower sia l’altra faccia del giornalismo finanziario: se si fa bene questo lavoro si è spesso in grado di arrivare sulle vicende prima dei magistrati, mentre di solito chi si occupa di cronaca giudiziaria si attiva quando ormai ci sono notizie o documenti forniti dai magistrati. Penso che svolgere davvero il proprio dovere di giornalisti sia una strada per essere veramente dei “civil servants”. Però ovviamente ciò significa prendersi qualche rischio. In questa vicenda mi sono preso dei rischi: ho indagato sulla mia stessa azienda. Credo però che chi fa giornalismo partecipativo, per ragioni di trasparenza, se accetta di prendersi dei rischi possa arrivare alle notizie prima degli altri.
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