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Contro i salari bassi serve un Reddito di Cittadinanza europeo

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Pasquale Tridico su Il Fatto Quotidiano promuove il suo nuovo libro (€ — alt) Governare l’economia. Per non essere governati dai mercati.

I problemi a livello UE sono, per l’ex capo dell’INPS:

Il modello dell’Unione economica e monetaria (Uem) dell’Ue, definito dal Trattato di Maastricht nel 1992, è oggi incompleto. Esso è caratterizzato da uno spazio economico dell’euro con cambi fissi, mobilità di capitali, disciplina di bilancio e politica monetaria indipendente. L’unica politica che uno Stato nazionale può liberamente praticare è quella del lavoro. Questo spiega anche come mai, nei tre decenni passati, tutti i governi che si sono succeduti in Italia hanno quasi sempre e soltanto agito sulle politiche del lavoro per ottenere vantaggi competitivi: riforme a costo zero per lo Stato, pagate però al prezzo di maggiore precarietà e salari bassi.

Nella Uem si definisce chiaramente un trilemma, di difficile soluzione, sui seguenti tre pilastri: 1) cambi fissi; 2) deflazione della domanda interna/politiche fiscali espansive; 3) svalutazione interna del lavoro/progressivi aumenti di salario e occupazione.

Le soluzioni prevedono maggiore integrazione e cambiamenti:

Bisogna avere il coraggio di introdurre una nuova governance, per proiettarsi verso una maggiore integrazione dell’Ue, e implementare cambiamenti almeno nelle seguenti cinque direzioni:

1. introdurre uno strumento automatico europeo – un reddito di cittadinanza europeo, un reddito minimo tarato sulla soglia di povertà di ciascun Paese – sarebbe non solo economicamente utile, ma anche socialmente e politicamente necessario per colmare la distanza tra le autorità di Bruxelles e i cittadini europei;

2. riformare la Bce a partire dal suo statuto, includendo tra i suoi obiettivi anche quelli occupazionali, oltre che di stabilità dei prezzi. La Banca dovrebbe sorvegliare e intervenire sui debiti degli Stati membri acquistando quando necessario titoli del debito pubblico nazionale;

3. indirizzare una maggiore spinta verso la ricerca pubblica, l’innovazione e la fondazione di un’agenzia europea per i farmaci e i vaccini e per il cambiamento climatico;

4. escludere dai disavanzi dei bilanci degli Stati membri gli investimenti pubblici, almeno quelli utili alla transizione verde e digitale;

5. istituire un bilancio centrale europeo di almeno il 5% del Pil dell’Ue, che diventi progressivamente il 10%.


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