A cura di @NedCuttle21(Ulm).
In un articolo pubblicato su Valigia Blu, Matteo Pascoletti, ripercorrendo la storia del successo politico di Silvio Berlusconi, propone un’analisi dei meccanismi della propaganda e del consenso.
La propaganda parla al bambino che è in noi, cerca di convincerlo attraverso la suggestione, i personaggi, le storie. Crea cornici (frame) che servono alla nostra mente per assimilare i concetti attraverso narrazioni e metafore – ricordate “Renzi il Rottamatore”? Chi fa informazione, in teoria, dovrebbe essere disincantato e scettico, maneggiare con cura questo tipo di linguaggio; non aderire ai suoi frame, piuttosto crearne di propri per svolgere al meglio la funzione di contropotere. Altrimenti contribuisce a diffondere la propaganda, vi aderisce quel tanto che basta per effettuare una precisa scelta, la stessa che richiedono le favole: la sospensione d’incredulità. Nelle favole gli animali parlano, e noi scegliamo di crederci per un attimo, quel tanto che basta per entrare in un mondo di significati e simboli simile al nostro, ma non identico. Possiamo considerare una favola anche che negli anni ‘90 Silvio Berlusconi sia “sceso in campo” in un paese minacciato “dal pericolo comunista” per realizzare un “nuovo miracolo italiano”; miracolo possibile perché il fondatore di Forza Italia è un “unto dal Signore” cui manca solo il nostro voto. Abbiamo nell’ordine un eroe, un antagonista, un’impresa, un mandante (Dio) e un donatore (gli elettori).
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