un sito di notizie, fatto dai commentatori

Cosa sarà Trump per gli Stati Uniti e per la democrazia liberale?

0 commenti

Francis Fukuyama, politologo statunitense, sul Financial Times (alt) analizza le ragioni per cui il liberalismo sembra aver perso la sua capacità di raccogliere il consenso necessario per la sua sopravvivenza e cosa potrebbe succedere negli Stati Uniti e nel mondo democratico durante la presidenza di Donald Trump.

Secondo Fukuyama, la principale ragione della perdita di fiducia delle classi popolari e lavoratrici nel sistema e nelle forze progressiste siano state delle ”interpretazioni perverse” che sono state date alla pratica del liberalismo americano.

La prima è stata l’ascesa del “neoliberismo”, una dottrina economica che ha santificato i mercati e ridotto la capacità dei governi di proteggere le persone danneggiate dai cambiamenti economici. Il mondo è diventato complessivamente molto più ricco, mentre la classe operaia ha perso posti di lavoro e opportunità. Il potere si è spostato dai luoghi che hanno ospitato la rivoluzione industriale originaria all’Asia e ad altre parti del mondo in via di sviluppo.

La seconda distorsione è stata l’ascesa della politica dell’identità o di quello che si potrebbe definire il “liberalismo woke”, in cui la preoccupazione progressista per la classe operaia è stata sostituita da protezioni mirate per un insieme più ristretto di gruppi emarginati: minoranze razziali, immigrati, minoranze sessuali e simili. Il potere dello Stato è stato sempre più utilizzato non al servizio di una giustizia imparziale, ma piuttosto per promuovere risultati sociali specifici per questi gruppi.

L’articolo suggerisce che a causa di questi cambiamenti ideologici, le sinistre americane ed europee abbiano perso le loro basi tradizionali: il passaggio a politiche economiche percepite come troppo liberiste e politiche sociali troppo lontane dalle sensibilità tradizionali avrebbero trasformato i partiti progressisti da partiti della classe lavoratrice a partiti della classe media urbana.

Insieme al sostegno per i partiti di sinistra, queste classi avrebbero abbandonato anche il sistema liberaldemocratico.

La vittoria repubblicana è stata costruita intorno agli elettori bianchi della classe operaia, ma Trump è riuscito ad attrarre un numero significativamente maggiore di elettori neri e ispanici della classe operaia rispetto alle elezioni del 2020.

Per loro, la classe contava più della razza o dell’etnia. È anche chiaro che la stragrande maggioranza degli elettori della classe operaia semplicemente non si è preoccupata della minaccia all’ordine liberale, sia interno che internazionale, posta specificamente da Trump.

Quanto a quello che farà veramente Trump, non è ancora chiaro, ma non perché non sia chiaro nelle sue parole: il suo programma politico è estremamente ambizioso e distruttivo, tra protezionismo commerciale estremo, deportazione di massa di immigranti clandestini, prosecuzione dei suoi avversari politici e censura di media ostili alla sua persona. Il secondo mandato di Trump, più radicalizzato, legittimato e più forte che mai, rischia di essere un terremoto per l’ordine mondiale: il suo isolazionismo e la sua estrema avversione al conflitto con Russia e Cina potrebbero indebolire le alleanze americane, in primis la NATO e mettere all’angolo Ucraina e Taiwan. In compenso Israele sarà più sicura che mai nella sua politica di potenza nel Medio Oriente.

Nel suo primo mandato, Trump venne spesso ostacolato dai suoi consiglieri e dall’establishment, che frenò le sue pulsioni più estreme. Ma oggi è diverso. Questa volta Trump troverà molti meno ostacoli alle sue politiche, poiché il partito repubblicano ormai è colonizzato dal movimento MAGA e i suoi consiglieri si sono già preparati per sostituire il personale burocratico e tecnico ostile alla sua agenda nel governo federale.

Questa volta Trump ha trovato una squadra per giocare sul serio.

Prima delle elezioni, alcuni critici, tra cui Kamala Harris, hanno accusato Trump di essere un fascista. Si trattava di un’accusa errata, in quanto Trump non stava per attuare un regime totalitario negli Stati Uniti. Piuttosto, ci sarebbe stato un graduale decadimento delle istituzioni liberali, proprio come è avvenuto in Ungheria dopo il ritorno al potere di Viktor Orbán nel 2010. Questa decadenza è già iniziata e Trump ha fatto danni sostanziali. Ha approfondito una polarizzazione già sostanziale all’interno della società e ha trasformato gli Stati Uniti da una società ad alta fiducia in una società a bassa fiducia; ha demonizzato il governo e ha indebolito la convinzione che esso rappresenti gli interessi collettivi degli americani; ha inasprito la retorica politica e ha dato il permesso a espressioni palesi di bigottismo e misoginia; e ha convinto la maggioranza dei repubblicani che il suo predecessore era un presidente illegittimo che ha rubato le elezioni del 2020.


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.