In un articolo di VICE ci viene raccontata l’esperienza di vita di una ragazza nata in una famiglia povera , dalla scuola elementare fino all’università.
Segnalo questo articolo anche alla luce della recente discussione al bar sulla situazione privilegiata di chi si può permettere di proseguire gli studi in un phd:
Oggi il mio bagno è tre volte quello di mia madre, ho una camera tutta per me, e per fortuna ancora qualche esame da dare per finire la magistrale, per cui posso permettermi di non pensare a cosa farò una volta che il mio percorso di studi si sarà concluso. Non che la cosa mi preoccupi più di tanto: quando, negli infiniti aperitivi tra laureati in materie umanistiche si celebrano canti funebri per le nostre speranze lavorative future e ci si spaventa a vicenda con storie terribili riguardo TFA, internship e graduatorie, partecipo con veemenza, ma sono meno preoccupata degli altri. La paura del futuro era già nel mio DNA, insieme alla sicurezza che in qualche modo si sopravvive comunque
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