un sito di notizie, fatto dai commentatori

Dal Bar- L’utero in affitto in pratica: il figlio di Nichi Vendola e Eddy Testa

556 commenti

Su suggerimento di @Dal barre e @HugoFiala

Raffaele Alberto Ventura – in arte Eschaton – pubblica sul suo profilo facebook un parere esteso sul fatto della settimana: Eddy Testa, compagno di Nichi Vendola, ha avuto un figlio con la tecnica dell’utero in affitto.

“Sono stato richiamato all’ordine da un lettore, convinto che il fatto che io abbia fatto ironia sulla nostra recente ossessione per l’utero in affitto — tema che di fatto non interessava a nessuno finché riguardava soltanto le coppie etero — segnali una connivenza con fantomatici poteri forti che non vogliono che si parli male dell’utero in affitto e ovviamente dei gays. Mi sono dunque impegnato a dimostrargli che nessun potere forte m’impedisce di dire quello che penso sulla faccenda — sulla quale, va ammesso, non mi ero mai fermato a riflettere prima del mese scorso — e cioè:

★ che la retorica dell’amore come fonte del diritto è un’aberrazione;

★ che l’impatto fisiologico e psicologico di una gravidanza sul corpo femminile meriterebbe maggiore attenzione da parte dei progressisti;

★ che i cataloghi di donne sorridenti, apparentemente felici di partorire per altri, non bastano a convincermi della loro disponibilità disinteressata (sforzarsi di sorridere non è certo la parte più difficile del loro travaglio);

★ che non c’è nulla di più eteronormativo che credere che per essere felici le coppie omosessuali debbano imitare in tutto e per tutto le coppie eterosessuali;

★ che Vendola è politicamente indifendibile, come ha scritto anche Raimo, per avere lungamente nascosto questa scelta in un momento così delicato della discussione parlamentare;

★ che va bene usare il privato come elemento di un discorso pubblico, ma non c’è modo di fare coesistere quello che Vendola ha fatto, sborsando quello che ha sborsato, nel paese in cui l’ha fatto, con le qualità richieste a un leader politico che dovrebbe (facciamo finta di crederci) rappresentare le “classi popolari”;

★ che premesse tutte queste perplessità, e anche per coerenza panarchica, non sono sicuro che esista un modo efficace e indolore d’intervenire su questa pratica, poiché riposa tutto sommato sul consentimento formale di una donna e sull’extraterritorialità del fatto;

★ che dobbiamo riconoscere che siamo di fronte a un legittimo limite culturale e che entrare deliberatamente in conflitto con una parte della popolazione, peggio ancora se lo si fa scavando un clivaggio di classe, significa presto o tardi pagarne il prezzo politico.

Ed è questa, in fondo, come sempre, la mia principale preoccupazione: lasciando da parte il volgare benaltrismo di chi crede che legiferare sui diritti non sia mai prioritario perché d’altra parte c’è la crisi (che però c’è sempre) il problema è che oggi un partito di sinistra non può permettersi d’ignorare, o peggio trattare con disprezzo, quei legittimi limiti culturali che fanno l’identità delle classi popolari e che in una certa misura le proteggono. Spero di essere stato chiaro su come la penso e avere risposto adeguatamente al mio lettore che elogiava la mia enorme influenza sul futuro del paese: “Non sei un sito di satira, sei un cazzo di intellettuale, hai una certa responsabilità, le persone ti ascoltano e poi vanno a fare i figli negli USA.”

Su Strade, invece, Marco Faraci ironizza sulla presunta scarsa coerenza del Presidente di SEL.

Immagine da Wikimedia Commons

 


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.