Su suggerimento di @Hugo Fiala.
Un articolo di Rita Borioni sulle origini della carriera di Orson Welles, nata in un periodo di spaventosa crisi economica negli USA, ma anche di straordinaria vivacità nel settore della cultura.
“La spinta propulsiva di questo cambiamento non venne, però, dall’impresa privata, dai mecenati, dal capitalismo. Insomma, dalla mitologica “economia di mercato” che tutto contiene e tutto dovrebbe sanare. Giunse, invece, dal vecchio, banale, imperfetto, pigro e anche un po’ noioso welfare: dall’investimento finanziario e dalla struttura organizzativa statali. Perché il ben noto New Deal di Roosevelt, all’interno dell’imponente programma di creazione di lavori di pubblica utilità per i disoccupati, pensò anche ai lavoratori della cultura rimasti per strada. Migliaia di attori, artisti, scrittori, tecnici del teatro, registi, musicisti iscritti nelle liste di disoccupazione (era questo l’unico criterio di selezione) vennero assunti per creare, sperimentare, produrre, mettere in scena, scrivere, suonare, cantare, dipingere, recitare, insegnare, divulgare. Insomma, per svolgere tutte quelle attività che, ancora oggi, sono considerate da tanta parte della pubblica opinione, ma anche delle istituzioni e della politica, la negazione stessa del lavoro.”
Immagine by Breve Storia del Cinema [CC BY 2.0] via Flickr
Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.