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Dove siamo quando siamo su Internet?

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Marco Malvestio su Doppiozero parla dell’ultimo libro di Valentina Tanni, il saggio “Exit Reality“, che esplora il mondo di Internet come parte integrante della vita delle persone.

Oggi è talmente ovvio il fatto di dipendere dalla rete che fa specie pensare che c’è stato un tempo prima di internet, o anche semplicemente che internet non ha avuto sempre l’ubiquità che ha ora. Per il me di oggi, che ogni pochi minuti apre il cellulare e va a vedere cosa succede su una delle molte app social installate, è quasi inconcepibile pensare  che una volta questo sarebbe stato possibile solo attraverso un computer fisso, o che per andare da un posto all’altro non ho avuto a disposizione, per larga parte della mia vita, Google Maps.

La Rete, spiega Tanni, ha fatto nascere al suo interno estetiche e culture, come la Vaporwave e varie correnti horror (Creepypasta) che, secondo l’autrice, costituiscono i luoghi-non luoghi della stessa.

La vaporwave, per esempio, è un genere musicale concepito e diffuso su internet, che trae la sua cifra distintiva dall’esperienza di essere online, e che (nell’uso di sample ripetuti fino allo sfinimento) produce una critica al mondo del capitalismo digitale. Allo stesso tempo, la vaporwave è anche un’estetica che si accresce in virtù della sua immediata replicabilità, e dunque delle continue variazioni che possono venirne fatte dalla comunità degli utenti.

Una delle chiavi di lettura proposte da Tanni per comprendere questi luoghi e culture di Internet è quella della nostalgia, in senso forse lato.

“la nostalgia non esprime soltanto un generico desiderio di ritorno, dunque, ma l’ambizione di trascendere i limiti dello spazio e del tempo. Per soddisfare questo bisogno, sfrutta una capacità fondamentale della mente umana: quella di proiettarsi altrove. Se il corpo non può viaggiare istantaneamente nello spazio, né tantomeno attraversare il tempo, tale desiderio può prendere vita soltanto attraverso la manipolazione degli stati di coscienza”


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