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Giancarlo De Cataldo: «Non si può accusare Camilleri di essere un comunista col Rolex»

Giancarlo De Cataldo: «Non si può accusare Camilleri di essere un comunista col Rolex»

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

Al Mystfest di Cattolica, Gianmarco Aimi ha intervistato per Rolling Stone l’autore di Romanzo criminale, il magistrato e scrittore tarantino Giancarlo De Cataldo.

Da Romanzo criminale in poi abbiamo assistito alla rinascita di un movimento, sia in letteratura che al cinema. Ma lei si sente il padre di un genere?

Gli attori che erano giovani quando interpretarono la serie tv hanno coltivato l’abitudine di chiamarmi “zio”. Quindi sì, mi sento il padre di un genere, lo rivendico e ne sono molto orgoglioso. L’altro giorno ero in palestra e c’era un giovanotto tatuato che mi ha detto: “Grazie a te ho cominciato a leggere i libri”. E questo mi ha riempito di grande soddisfazione.

Spesso nei suoi libri ha anticipato grandi casi poi esplosi a livello giudiziario. Ha il dono della preveggenza o c’è un metodo preciso con cui osserva la realtà?

C’è una categoria sfuggente, ma anche presente, che si chiama “zeitgeist”, spirito del tempo. Uno scrittore, un regista, un musicista, che hanno gli occhi aperti e si guardano intorno, intuiscono ancora prima di comprendere certe cose. A volte le intuizioni vanno al di là della comprensione logica. Non ci si arriva con la testa, ci si arriva con il cuore. Suburra, per esempio, legato a quello che sarebbe accaduto con Mafia Capitale, era sotto gli occhi di tutti, bastava girare per Roma e rendersene conto.


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