In un articolo pubblicato su Valigia Blu, Alice Facchini traccia un quadro drammatico del Servizio sanitario Nazionale.
Mancati investimenti, liste di attesa, carenza di personale, strutture da rimodernare. Dopo la pandemia si è molto parlato della necessità di un rilancio del nostro Servizio Sanitario nazionale (SSN), rilancio che però non c’è stato. Anzi: l’Italia continua ad essere uno dei paesi europei che meno investe nella salute dei propri cittadini. Questo risulta evidente dal confronto con gli altri paesi europei: il rapporto Osservasalute mostra che nel 2020 la spesa sanitaria dell’Italia, a parità di potere d’acquisto, si è mantenuta significativamente più bassa della media europea, sia in termini di valore pro capite (2.609 euro in Italia contro 3.269 euro in Ue) che in rapporto al Pil (9,6% contro 10,9%).
L’ultima polemica è scoppiata sul pronto soccorso a pagamento: al policlinico San Marco di Zingonia (in provincia di Bergamo), pagando 149 euro non si fa la coda al pronto soccorso e si viene assistiti subito, anche se si ha un codice bianco o verde. Con esami strumentali, la cifra sale a 500. Ecco che si viene a creare una differenza tra cittadini di serie A e di serie B: “È il fallimento della sanità pubblica, incapace di garantire il minimo servizio universale in tempi ragionevoli, apre spazi di business ai privati. E crea nuove insopportabili discriminazioni”, ha commentato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori sul social network X (precedentemente conosciuto come Twitter).
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