Su suggerimento e a cura di @gg
Su Donald Trump si è letto molto negli ultimi tempi: dalla ricerca dei responsabili per il “trumpismo”, al perchè nessuno aveva previsto un suo exploit, e del perchè la caratterizzazione dispregiativa e caricaturale dell’elettore tipico di Trump renda più difficile comprenderne le motivazioni.
Una lungo e dettagliato ritratto del blocco di elettori che sta portando Donald Trump a vincere la nomination repubblicana, quello dei bianchi anglossassoni poco istruiti, la fa il New York Times in questo articolo. Elettori storicamente democratici, poi lentamente transitati verso i repubblicani dopo gli anni ’60, prima nelle elezioni presidenziali e poi anche in quelle congressuali, garantendo una solida maggioranza repubblicana al congresso anche in tempi recenti.
Un blocco demografico che è oggi in diminuizione, composto di persone spaventate, economicamente poco sicure, e a cui la purezza ideologica di destra portata avanti dal partito repubblicano moderno interessa poco. Nel frattempo, la stragrande maggioranza del denaro utilizzato dal partito e dai candidati repubblicani è venuta sempre più da miliardari e grandi corporation, in particolare in seguito alla sentenza “citizens united” della corte suprema. L’establishment del partito ha seguito gli interessi dei suoi finanziatori, dando per scontato l’appoggio di quelli che erano da tempo elettori apparentemente fedeli – appoggio che scontato non era. Da questa contraddizione nasce l’imprevisto successo politico di “The Donald”.
Qui un invece un commento sul conflitto oramai insanabile fra l’establishment del partito e una parte consistente e imprescindibile dei suoi elettori.
Questo articolo fa parte dello speciale di hookii per le primarie USA.
Immagine di thierry ehrmann via Flickr, CC BY 2.0
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