A cura di @werner58
Le industrie tecnologiche giapponesi sono talvolta molto legate a processi interni, proprietari, che preferiscono sviluppare direttamente, invece di affidarsi a soluzioni standard. Le software houses di videogiochi, negli anni eroici ’80-’90 e in parte anche dopo, non facevano eccezione: ogni azienda tendeva ad essere molto più gelosa rispetto ai concorrenti occidentali dei propri motori grafici, sistemi audio e anche di vari bizzarri marchingegni grafici, sviluppati per aiutare i disegnatori degli asset bidimensionali per i giochi a 8 e 16 bit.
Il blog Videogame Densetsu ci illustra queste trovate dell’ingegno nipponico, passando in rassegna tutte le principali software house del tempo e i loro esperimenti con carta millimetrata, scanner primitivi, penne ottiche e joystick enormi. La parola d’ordine: “all’epoca sembrava una buona idea”.
— Immagine da Flickr
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