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I dubbi sulle nuove regole per l’accesso all’eutanasia e al suicidio assistito in Canada

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Potranno accedervi anche le persone con problemi di salute mentale, e secondo alcuni sono in generale troppo permissive
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Fonte: il Post Mondo


Da una segnalazione di @f2a sullo stesso tema:

NPR racconta come il Canada stia allargando la platea di può richiedere il suicidio assistito. Le nuove linee guida includono per la prima volta anche le malattie mentali gravi.

Nel 2021 il 3,3% delle morti in Canada è stato un suicidio assistito (circa 10mila pazienti). Il cambiamento non è solo legislativo: recentemente un’azienda di moda canadese, la Peter Simons, ha scelto il tema del suicidio assistito per una campagna pubblicitaria.

Alessandra Bocchi su Substack commenta il difficile equilibrio tra autodeterminazione, malattie mentali e accesso a cure mediche:

Il Canada fornisce un esempio particolarmente crudo della povertà della libera scelta nel contesto della malattia mentale: Alan Nichols, un canadese di 61 anni con una storia di depressione e altri problemi medici, è stato ricoverato nel giugno 2019 per tendenze suicide. Dopo un mese, Nichols ha presentato una richiesta di eutanasia ed è stato ucciso, nonostante la sua famiglia e l’infermiera professionista sostenessero che «non aveva la capacità» di comprendere la sua decisione e che «non stava soffrendo in modo insopportabile», tra i requisiti per l’eutanasia. Allo stesso modo, è stato tragicamente rivelato che la donna della pubblicità è stata esclusa dallo stesso sistema che ha portato alla sua morte. In un’intervista rilasciata a giugno alla CTV, Hatch, utilizzando uno pseudonimo, ha dichiarato: «Mi sento come si fossero scordati di me. Se non ho possibilità di accedere all’assistenza sanitaria, sono poi in grado di accedere all’assistenza alla morte?».


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