Su suggerimento di @Giovanni e @pigtr.
Luca Susic spiega in un articolo per Analisi Difesa quanto presentato dal think tank Atlantic Council lo scorso novembre in tema di influenza statunitense e russa nella penisola balcanica:
Per comprendere il testo è innanzitutto fondamentale notare come secondo l’AC lo scopo finale della politica statunitense verso i Balcani dovrebbe essere quello di giungere all’integrazione euroatlantica dell’area, facendo quindi entrare quanto prima nella NATO e nella UE gli Stati non ancora membri. Questa tesi viene ritenuta in linea con lo sforzo intrapreso in seguito agli accordi di Ohrid del 2001, quando emerse l’idea che la partecipazione all’Alleanza Atlantica avrebbe garantito i confini allora esistenti, mentre la possibilità di accedere ai mercati europei avrebbe spinto i governi locali a intraprendere con decisione la via delle riforme interne e ad abbandonare le tradizionali divisioni.
L’Osservatorio Balcani e Caucaso pubblica, inoltre, un’intervista a Jovan Teokarević, in cui si discute la competizione tra Unione Europea, da un lato, e Russia, Cina e Turchia, dall’altro, per l’influenza sui paesi balcanici:
La presenza della Russia, della Cina e della Turchia nei Balcani occidentali rappresenta una minaccia oppure un’opportunità per la regione?
Entrambe, a mio giudizio. Opportunità perché offre agli stati dei Balcani occidentali la possibilità di ottenere qualcosa che l’UE non vuole o non può offrire, ossia aiuti nella ricostruzione delle infrastrutture. Al momento, attraverso vari fondi, l’UE fornisce agli stati dell’Europa Centrale circa 20 miliardi di euro all’anno in questo settore. Nei Balcani la situazione delle infrastrutture è peggiore che nell’Europa centrale ed un aiuto europeo di queste dimensioni al momento è indisponibile. Dunque i Balcani Occidentali devono trovare fonti di credito altrove, e in sostanza devono rivolgersi a paesi che non appartengono all’UE.
Immagine da Wikimedia.
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