Su Wired si tenta una analisi dello stato attuale del cinema, ponendo l’accento sulle responsabilità del pubblico e sul modello di intrattenimento che sembra premiare.
Benché la situazione italiana sia di gran lunga peggiore rispetto a tante altre, a livello globale però la tendenza rimane immutata: i cinema incassano sempre meno, o meglio incassano solamente con alcuni tipi di film. Registi e star del cinema che fino a pochi anni fa erano abituati a raccogliere milioni, devono accontentarsi il più delle volte del plauso della critica.
Ma davvero è solo la concorrenza dello streaming? E se la questione fosse più complessa?
La crisi sembra legata a una serie di fattori, fra cui lo spostamento del cinema dalle sale alle piattaforme di streaming è uno dei fattori, ma non l’unico.
La pandemia ha poi accelerato un processo di totale individualizzazione e scarsissima condivisione della fruizione, connesso al dominio videoludico, al fatto che oggi tutto è votato all’individualismo. Il concetto di condivisione con gli altri è stato messo da parte nella nostra vita dominata dalla tecnologia digitale. Ma non è una cosa positiva, quanto sintomo di una mancanza di empatia, socializzazione e comunicazione totali. Il cinema sta morendo. Non ha fatto niente per meritarlo.
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