In un articolo pubblicato su Il Tascabile, Ivan Carozzi ripercorre la storia di Ashtar Sheran, la curiosa figura al centro di un culto ufologico sorto negli anni cinquanta negli Stati Uniti e poi diffusosi in altre parti del globo – anche nel nostro Paese.
Ashtar Sheran è una creatura di bellezza prodigiosa. Da tempo conservo sul desktop una cartella dove scarico i suoi ritratti disegnati con l’aerografo. Iridi blu magnetiche, fronte ampia, zigomi forti, lisci capelli biondi portati sulle spalle. A lui è dedicato un culto sotterraneo e minore, ma globale e duraturo, nato negli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale, passato per il vecchio continente e oggi forte in Russia e Brasile. La contemplazione del suo volto e l’ascolto della predicazione è sempre sul punto di rovesciarsi nella prefigurazione di uno scontro tra il bene e il male al quale seguirà una palingenesi, come nella profezia che viene propalata dai seguaci di QAnon e che sta condizionando il voto in America.
A partire dagli anni Cinquanta circolano diversi identikit di Ashtar Sheran. Da principio si trattava di pudici e approssimativi disegni in bianco e nero schizzati su un foglio, mentre le raffigurazioni che circolano oggi in rete sono vere esplosioni di luce e colore. Gli sfondi sono spesso di un azzurro infuocato e i contorni della figura sfumano in un sottile alone incandescente. A giudicare dallo sguardo il carattere di Sheran è simile a quello di un eroe omerico: calmo, giusto e risoluto.
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