Su suggerimento e a cura di @s1m0n
In Germania si è aperto, in maniera un po’ sorprendente, un dibattito sulle pensioni. Secondo Spiegel l’interesse della Coalizione a riguardo è una mossa in chiave elettorale per togliere ai populisti una possibile arma da usare con l’elettorato anziano. La discussione verte al momento su due aspetti: l’SPD, il partito socialdemocratico parte della coalizione, vorrebbe equiparare i livelli di pensione fra est ed ovest. Lo scopo sarebbe, sempre secondo Spiegel, riconquistare l’elettorato dell’ex Germania orientale: la misura costerebbe 7,5 miliardi di euro e ricadrebbe soprattutto sui giovani locali, i quali non potrebbero in futuro nemmeno più contare sulla rivalutazione del proprio stipendio, che attualmente avviene al momento del calcolo della pensione.
La CSU (partito di ispirazione cattolica molto forte nel sud) invece vorrebbe aumentare a tre gli anni di maternità riconosciuti a fini pensionistici ai genitori con figli. Attualmente la legge prevede due anni di maternità riconosciuta ai fini pensionistici, una misura proposta proprio dalla CSU alla precedente tornata elettorale e diventata legge. In quelle elezioni la CSU ha ottenuto un netto successo nell’elettorato femminile più anziano.
Ma la misura forse più costosa è quella del congelamento delle pensioni. Attualmente il livello delle pensioni rispetto allo stipendio medio è del 48%, mentre il prelievo ai contribuenti per fini pensionistici raggiunge il 18,6%; per legge fino al 2030 il primo valore non può scendere oltre il 43% e il secondo non può superare il 22%. Se nei prossimi anni i valori attuali dovessero rimanere congelati per legge, Spiegel calcola un costo della collettività di 596 miliardi di euro fino al 2040. In quell’anno, un lavoratore destinerebbe oltre il 26% del suo stipendio come contributo alle pensioni.
Immagine da Flickr
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