A cura di reislaufer.
Pur essendo formalmente subordinato allo stato maggiore italiano, Rommel, sfruttando l’appoggio del comando supremo della Wehrmacht e la fiducia che il führer riponeva nei suoi confronti, si era di fatto creato un ampio margine di autonomia e aveva finito per imporre la sua visione della guerra nel deserto, imperniata sulla rapidità e sulla mobilità. Le sorprendenti vittorie riportate nel corso del 1941 e del 1942 gli avevano conferito un’aura di infallibilità rendendo incontestabili le sue valutazioni. Pertanto poteva permettersi di trattare i suoi superiori italiani con altezzoso disprezzo considerandoli miopi, infidi e codardi. Riferendosi a loro scriveva alla moglie Lucie: “Non ho mai avuto una buona opinione di questi gentiluomini. Merde sono e merde resteranno”.
Un articolo di Roberto Poggi su Storiain ripercorre l’opinione che le truppe tedesche ebbero degli alleati italiani nel corso della Seconda Guerra Mondiale; un clima di totale sfiducia, se non di aperta denigrazione.
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