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Il fallimento del comunismo in Italia

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

Il sociologo Alessio Giacometti ripercorre e commenta per Il Tascabile alcuni passaggi delle numerose discussioni avvenute qualche tempo dopo la cosiddetta Svolta della Bolognina tra il compianto Pietro Ingrao e lo scrittore Ferdinando Camon. I carteggi relativi a tali accese conversazioni sono stati ritrovati nel 2015 dall’amministratore dell’Archivio Pietro Ingrao Alberto Olivetti e raccolti in un libriccino intitolato Tentativo di dialogo sul comunismo, pubblicato nel febbraio scorso dalla casa editrice Ediesse.

“Lei parla di ‘morte’ definitiva”, accusa Ingrao già nel primo incontro, “e vuol ragionare su questa morte: il nostro discorso sarebbe [così] un’epigrafe”. Meglio parlare di “crisi”, che è una morte passeggera, uno sfogo cutaneo sulla pelle della storia.

Camon rifugge la precisazione: per lui la scomparsa del comunismo è l’evento più importante dell’ultimo secolo. “Non c’è nulla di altrettanto carico di conseguenze, per tutti e per sempre”. Il crollo dialettico spalanca infatti la porta al pensiero unico, all’uomo a una dimensione e a quello senza qualità, alla concorrenza imperfetta come condizione immutabile della lotta per la vita. Poco importa se il comunismo sia stato la più grande speranza o il più grande fallimento del Novecento: con la sua scomparsa si dissolve un’idea di storia, di giustizia, di rapporto tra gli uomini. Un evento infausto per tutti, anche per i non-comunisti, forse analogo soltanto al collasso della civiltà contadina, dal cui fondale nero sgorga quasi tutta la letteratura di Camon.

“Contrasti manifestati…”by fabiofotografie is licensed under CC BY-NC-ND 2.0


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