Su suggerimento di @sisifo.
Riprendendo in parte una consuetudine statunitense assai poco frequente in Italia, per cui prima delle elzioni sulle testate dei quotidiani si celebra il rito dell’endorsement con editoriali su preferenze ed apprezzamenti per i vari candidati, Il Foglio pubblica le intenzioni di voto di tutta la redazione del giornale.
Sana e ormai consolidata tradizione, a ogni tornata elettorale questo Fogliuzzo dichiara le proprie intenzioni di voto, e non potevamo saltare l’appuntamento quest’anno, con la campagna elettorale più pazza del mondo quasi al termine. Se avessimo rilevanza statistica, beh, il 5 marzo i risultati elettorali sarebbero abbastanza chiari. Ma andiamo con ordine. Il direttore del Foglio, Claudio Cerasa voterà, nel collegio Roma 1, “Gentiloni e Bonino”, e voterà Pd perché “ha governato bene e perché è importante tenere il più lontano possibile dal governo i pericolosi anti europeisti, gli estremismi nazionalisti, i dannosi protezionisti per far nascere una coalizione di buon senso, popolare e non populista, insieme con il Cav, alternativa allo sfascismo grillozzo e salviniano”.
Il fondatore del Foglio, Giuliano Ferrara: “Io casa pound o casa euro, sono ancora indeciso”.
A questo link tutte le altre preferenze espresse, mentre questo articolo del 2010 su “Giornalismo e democrazia” approfondisce il tema del rapporto tra quotidiani e politica (l’intero studio disponibile in formato .doc, eh già).
L’endorsement, la dichiarazione da parte del direttore di un giornale in favore di un partito o di un uomo politico, alla vigilia delle elezioni, è ancora un oggetto misterioso in Italia. E ciò a differenza di quanto avviene in molti altri paesi, soprattutto dell’area anglosassone. Uno dei pochi casi, quello di Paolo Mieli in favore di Prodi, nel 2006, provocò molte polemiche. Il perché è spiegato in uno studio di Aurelia Zucaro dell’Università La Sapienza di Roma.
Immagine da The Blue Diamond Gallery.
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