A cura di @Carlton Banks.
In questo articolo dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) si fa il punto sulla situazione dei foreign fighters europei, in particolare quelli catturati dall’ SDF, dopo le dichiarazioni di Trump sul rischio di una loro possibile liberazione in caso di mancato rimpatrio in Europa.
Il rimpatrio degli jihadisti europei presenta diversi problemi, per ragioni legali (ed etiche), di sicurezza ed economiche. Da un punto di vista legale, processare i jihadisti rimpatriati sarebbe particolarmente complicato. Non tutti i Paesi europei hanno strumenti normativi adatti per gestire procedimenti penali nei confronti di questi soggetti – anche senza considerare che le SDF non rappresentano alcun Stato sovrano. Nella pratica, raccogliere prove nel contesto della guerra civile siriana, evidentemente, non è affatto semplice. Oltretutto, in Paesi come il Regno Unito tali prove potrebbero non essere considerate ammissibili in un processo. Un problema ancora più complesso è posto da coloro i quali si sono recati in Siria e Iraq, ma non hanno partecipato personalmente ai combattimenti, pur aderendo all’ideologia di gruppi armati jihadisti. Questo vale, in particolare, per le donne, che rappresenterebbero, secondo le stime disponibili, quasi un quinto degli individui partiti per il teatro di guerra siro-iracheno.
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