A cura di @NedCuttle21(Ulm).
Rivista Studio pubblica un articolo di Anna Momigliano sul rapporto degli studenti italiani con l’inglese. L’autrice prende spunto da una sentenza del Tar, che nel 2012 ha bocciato l’iniziativa del Politecnico di Milano di tenere alcuni corsi di laurea magistrale soltanto in inglese,entenza confermata nel gennaio scorso anche dal Consiglio di Stato.
Gli esperti di pedagogia dicono che i bambini hanno bisogno di “perdere tempo”. A me questa cosa del “perdere tempo” come diritto e necessità è sempre sembrata poetica e di buon senso, così mi sono ripromessa di non trasformarmi in uno di quei genitori che sottopongono i figli a una fitta agenda di impegni. I buoni propositi sono durati poco. Quando mia figlia ha iniziato a frequentare le elementari, quasi tutti i suoi compagni già facevano corsi d‘inglese dopo la scuola. Per un anno, mi sono beata della mia superiorità morale di genitore che non stressa. Poi ho ceduto: l’inglese serve, e a scuola c’era una maestra che l’insegnava con il gioco “Simon says”, pronunciato “saimon sàiz”, così ho iscritto la creatura a una di quelle scuole pomeridiane con le lavagne magnetiche.
Immagine da Pixhere.
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