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La banalizzazione del male

La banalizzazione del male

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Su Linkiesta Francesco Cundari sostiene che l’avanzata dell’estrema destra e il moltiplicarsi degli episodi di violenza fascista, in Europa e in Italia, incontrano un diffuso scetticismo, anche da parte dei liberali.

Ridimensionare o ridicolizzare qualunque allarme sul fascismo è diventata, questa sì, una delle forme più diffuse e radicate di political correctness del nostro discorso pubblico. Gridare al fascismo, in poche parole, sta male. A prescindere. Forse però è venuta l’ora che la smettiamo di disquisire di galateo politico a prescindere dalla realtà, e cominciamo a dirci le cose come stanno.

Dunque, guardiamoci in faccia: siamo proprio sicuri che vada tutto bene? Siamo proprio sicuri che questa retorica sulla «isteria» dei progressisti che vedono fascisti dappertutto, sulla «dittatura del politicamente corretto» e della «ideologia gender», rilanciata tanto spesso anche da fior di liberali, sia proprio quello che ci vuole, per difendere la liberaldemocrazia dalle minacce di oggi?


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