Patrizia Maciocchi su Il Sole 24 Ore racconta dello strano caso di un bambino pestifero e litigata di due mamme fino in Cassazione.
Il fatto su cui i giudici della Superma Corte si sono ritrovati a decidere parte dall’indole irrequieta di un bambino ad una festa e dalla richiesta di venirlo a prendere («in fretta») per portarlo a casa.
La madre di tanta vivacità ha sbottato nella chat di gruppo, accusando chi l’aveva invitata a riprendere il pargolo terribile di insensibilità nonché di aver in passato «estor(to) qualche soldo per nuove dimore o serate tra banchetti e alcol».
Indelicata e insensibile, oltre che dedita «ad estorcere qualche soldo per nuove dimore o serate tra banchetti e alcol». Sono le considerazioni, non proprio gentili, che una madre ha affidato ai social come reazione all’invito, ricevuto sulla chat delle mamme, ad andare “in fretta” a prendere suo figlio per portarlo via da una festa. La ragione dell’Sos, non specificata nel messaggio, stava nella vivacità del bambino diventato ospite “sgradito”.
L’offesa non è andata giù ed è qui che è iniziato il percorso giudiziario. L’imputata ha cercato di schermirsi parlando di un momento panico, visto che la padrona di casa non aveva specificato il motivo per cui sarebbe stato opportuno riprendere la creatura il prima possibile.
Il procedimento è passato per le corti territoriali ed è arrivato fino in Cassazione. I giudici hanno riconosciuto la particolare tenuità del fatto (esclusa dall’appello), ma non hanno accolto la richiesta della ricorrente: la diffamazione rimane.
Certamente la frase incriminata è diffamante perché non solo la mamma, rea di aver perso la pazienza, veniva accusata di essere insensibile e indelicata ma si ipotizzava anche una sua scorrettezza nel chiedere soldi per banchetti ed alcool. Ed è altrettanto sicuro – spiega la Cassazione – che la condotta della vittima non poteva essere considerata ingiusta «non potendo ritenersi tale – si legge nella sentenza – l’eventuale richiesta di contenimento della estrema vivacità del figlio dell’imputata, suo ospite, né la richiesta di portalo via dalla festa che si teneva in casa della vittima, né essendo provato, infine, che costei lo abbia in qualche modo offeso».
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