A cura di @NedCuttle21(Ulm).
In un articolo pubblicato su Rivista Studio, Christian Rocca spiega le ragioni alla base della crisi del pensiero conservatore e i pericoli ad essa connessi.
Mentre le due anime della sinistra italiana, quella liberale (Renzi) e quella post comunista (Zingaretti), si dividono con toni a metà tra la tragedia e la romanza intorno al nostalgico modello anni Novanta di Blair e Clinton e a quello dei reduci degli anni Ottanta alla Corbyn e Sanders, passa quasi inosservato lo spettro che si aggira per l’Europa, quello della fine del pensiero conservatore. In realtà la minaccia non si aggira solo per l’Europa, ma anche per il Nord America e il Sud America, per la società democratica globale e per tutto il web. Negli Stati Uniti di Donald Trump e nell’Italia di Matteo Salvini e di Luigi Di Maio (sì, il no a tutto dei cinquestelle, è conservatore), nell’Inghilterra della Brexit e nel Brasile di Jair Bolsonaro, nell’Ungheria di Viktor Orbán e nelle Filippine di Rodrigo Duterte, nel Messico di Andrés Manuel López Obrador, per non parlare di quel che circola sui social network, la destra che vince le elezioni e domina quel che è rimasto del dibattito pubblico, cioè i selfie e i tweet, non ha niente a che fare con le antiche e solide tradizioni conservatrici, figlie del secolo dei Lumi esattamente come i principi del pensiero liberale.
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