A cura di @Carlj2000.
Quest’estate c’è stato sui giornali un piccolo dibattito sulle politiche economiche che il neoministro Tria deve adottare.
Ha cominciato Giorgio La Malfa con un semplice articolo sul Corriere, nel quale suggeriva al governo di anticipare i mercati finanziari (sempre più instabili), indicando subito i saldi della manovra d’autunno (da presentare poi all’Europa con i dettagli il 16 ottobre), invertendo le priorità tradizionali, mettendo per un paio d’anni al primo posto crescita e occupazione (con il deficit come “variabile dipendente”). Secondo La Malfa in tal caso di accordo con la Bce, gli spread rientrerebbero.
Successivamente hanno risposto Cottarelli e Galli sul Corriere (31 Luglio) dicendo di essere “certi di un effetto nullo o quasi dei moltiplicatori”, ipotizzando implicitamente che gli investimenti pubblici non abbiano impatto sulla crescita, e che il deficit abbia (limitati) effetti solo nel breve periodo.
Ne è nata una discussione sull’efficacia dei moltiplicatori fiscali, a cui hanno contribuiti tre diversi articoli recenti sul dibattito relativo ai moltiplicatori fiscali.
Il primo, di Francesco Saraceno, tratto da LuissOpen, che analizza la letteratura recente relativa all’entità dei moltiplicatori fiscali;
Il secondo, tratta dal sito della Rivista “Il Mulino” che è un’altra critica al recente articolo di Cottarelli e Galli pubblicato dal Corriere della Sera.
Il terzo di Francesco Terzi nel sito del think tank europeo Bruegel che critica l’approccio di Saraceni e La Malfa e appoggia la posizione di Cottarelli in quanto anche se adottassimo la leva fiscale l’efficienza degli investimenti italiani (pubblici) è attualmente bassa.
Immagine da pixabay.
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