La Via Lattea è il nostro «vicinato cosmico», ma la prossimità non si traduce in informazioni più dettagliate — non vi è nemmeno accordo tra i ricercatori sulla dimensioni e forma dei bracci della galassia. Claudia Mignone intervista Eloisa Poggio sui risultati dello studio Galactic spiral structure revealed by Gaia EDR3, basato sulle osservazioni del satellite ESA Gaia.
Poggio (astronomo all’Observatoire de la Côte d’Azur e associata all’INAF) spiega come mai sia difficile l’indagine sulla Via Lattea rispetto ad altre galassie più lontane (si tratta di «indovinare» la struttura della galassia «dal di dentro», molto più complesso di una osservazione esterna) e come questo abbia portato a un gran proliferare di ipotesi con poche certezze tra gli studiosi.
In questo quadro si inserisce il satellite Gaia dell’ESA, strumento che scruta il cielo da oramai sette anni e che ha fornito le osservazioni su cui si basa l’articolo firmato da Poggio insieme ai suoi colleghi.
Evidenziando le zone più dense e meno dense della galassia scrutata da Gaia, si hanno interessanti risultati sulla posizione e «braccio di Perseo» (che si «allarga» rispetto alle mappe attuali, come si vede chiaramente dalla parte destra dall’immagine sotto, presa dall’articolo) e sul «braccio locale» (più «ricco» e con una struttura più importante di quanto si pensasse prima).
L’indagine non si ferma qui: Poggio pensa che i prossimi passi siano di allargare la mappa catturata da Gaia (ora di 5kpc) e lo studio dell’influenza dei bracci a spirale sui moti stellari.
Immagine: ESA, llustration of Gaia observatory in Space.
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