Due riflessioni sul senso delle manifestazioni del Pride nell’anno 2024.
Il primo contributo è un breve video dell’opinionista Luiza Munteanu sul canale Coscienza De-Genere. Secondo Luiza «sì, magari, tutto sommato, i pride quest’anno sono stati una bella festa dove alla fine tutti hanno riso, ballato, saltato insieme. Ma questa era una festa aziendale. Quando si torna in ufficio, si vedranno gli screzi, le discordanze, le rotture. E prima o poi, non è improbabile, il fallimento».
Su Reggio Today Michela Calabrò spiega cosa significa organizzare una parata del Pride al Sud (zona periferica di un Paese culturalmente periferico) e degli scopi che ci si prefigge con queste manifestazioni:
Riusciamo a fare delle cose ma sempre a camere stagne e ciò non permette una fluidità dell’elaborazione politica. Come si dice da noi: ogni uno se la canta e se la suona. Mentre, per quanto riguarda il contesto nazionale è evidente, anche nelle recenti europee, la grande spaccatura sui temi Lgbtqiq+. Esistono interi partiti e personaggi che hanno basato il loro percorso politico, su una campagna di odio contro la comunità.
Per quanto mi riguarda, il mio percorso di attivismo, su questa domanda continuo a cambiare risposta, non in maniera incoerente, ma perché l’elaborazione politica mi porta a cambiare visione rispetto a ciò che avviene. Premesso che fare il Pride, è importante nella sua totalità; quindi è importante farlo sia nelle grandi città cosi come nelle piccole periferie”.
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