Buona domenica. Sul suo blog Didatticarte, l’architetta, insegnante e light designer Emanuela Pulvirenti illustra come i cambiamenti climatici e i lunghi periodi di siccità siano un pericolo anche per lo stato di conservazione delle opere d’arte.
Nel suo articolo l’autrice affronta dettagliatamente le deformazioni che un’umidità relativa inferiore al 50% circa provoca nel legno:
- cambiamenti di forma (imbarcatura, arcuatura, svergolatura e falcatura)
- ritiro, soprattutto trasversale, con conseguenti fessurazioni
E il legno è alla base di buona parte dell’arte medievale (ma anche di quella successiva): dipinti su tavola, pale d’altare, soffitti dipinti…
Qualche rimedio ovviamente c’è:
Per far fronte alle naturali deformazioni del legno già in passato si applicavano dei rinforzi sul retro delle tavole – specialmente per le grandi pale d’altare – che però non erano sufficienti a bloccare del tutto il ritiro trasversale del legno.
Un altro rimedio che viene descritto nell’articolo è quello della velinatura: ma si tratta sempre di tentativi di riparare a un danno già fatto. Sarebbe invece auspicabile intervenire direttamente sull’umidità degli ambienti in cui le opere sono conservate.
Solo che se il controllo dell’umidità è possibile negli ambienti museali più moderni, questo è molto più complicato da realizzare se le opere sono conservate in strutture non ancora adeguatamente attrezzate (o non attrezzabili del tutto, come ad esempio le chiese).
Il rischio è di assistere impotenti alla distruzione di un patrimonio immenso e prezioso o di doverlo conservare solo in ambienti protetti ma isolati, privandolo di ogni rapporto con il contesto in cui è stato creato e dunque facendone perdere la leggibilità e il senso.
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