Un breve video dell’Accademia dei Pugni ci parla della storia del pomodoro.
Il pomodoro è stato domesticato per la prima volta in Messico, tra gli attuali stati di Puebla e Veracruz.
Le testimonianze linguistiche ci informano della presenza di due diverse specie di pomodori nella Mesoamerica precolombiana e ci è pervenuta una testimonianza scritta sul pomodoro da parte di Bernardino de Sahagún nel suo manoscritto “Historia general de las cosas de Nueva España” realizzato solo pochi anni dopo la conquista del Messico da parte di Cortez.
Egli ci informa che in uno dei mercati di Tenochtitlán si trovavano molte varietà di pomodori di diversi colori, mentre un’altra fonte è Bernal Díaz del Castillo, che nel suo “Historia verdadera de la conquista de la Nueva España” ci narra che degli indiani volevano mangiarseli cucinandoli dentro dei pentoloni e condendoli con dei pomodori.
Tra il XVI e il XVII secolo non ci fu un interesse da parte degli spagnoli verso il pomodoro, tranne che per poche eccezioni, mentre gli indios della Mesoamerica li usavano sia a scopi alimentari che medici.
Nel XVII secolo il pomodoro venne portato in Europa, ma ci volle molto tempo perché venisse accettato nelle cucine europee, questo per via sia del suo essere una specie esotica sia delle sua specificità nella sua maturazione.
Fu nel 1544 che a Venezia Pietro Andrea Mattioli pubblicò un libro “Della historia, et materia medicinale tradotti in lingua volgare italiana” in cui per la prima volta apparve il termine pomodoro, questo perché i primi frutti di questa specie descritti da Mattioli erano gialli.
Tra la fine del seicento e gli inizi del settecento il pomodoro si afferma nella cucina italiana, mentre nel XIX secolo gli emigranti italiani introducono negli Stati Uniti e in Argentina l’utilizzo di questo frutto nelle cucine locali.
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