Su suggerimento di @alessandromeis.
Abbiamo tutti ben presente la distruzione delle opere d’arte assire a cui l’Isis ci ha fatto assistere in questi giorni. Ma non è il primo caso nella storia e non sarà l’ultimo: un articolo di Raffaele Alberto Vertura, pubblicato su Le Parole e Le cose, ci parla del valore e del significato dei beni culturali, e del loro complicato rapporto con guerre e conflitti.
Chi, tra il turista e il rivoluzionario, è più prossimo a comprenderne il significato, il valore, la bellezza? Chi, tra chi conserva e chi distrugge, conosce meglio il segreto del patrimonio artistico e culturale dell’umanità? La domanda è senz’altro oziosa, come dicono per modestia i filosofi, per cui ci accontenteremo di enunciare un dato di fatto: le guerre hanno sempre comportato la distruzione o la predazione di beni culturali. E questo non soltanto perché un edificio o un manufatto possono coincidere con un obiettivo economico o militare, ma anche e più profondamente perché i beni artistici e culturali, che oggi fruiamo esclusivamente nella loro dimensione estetica, sono degli oggetti intrinsecamente politici. Essi sono, propriamente, la materia di cui è fatto il potere. Le fortezze, gli scudi e le strategie; ma anche i monumenti, i templi e le biblioteche.
Immagine tratta da Wikimedia Commons
Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.