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Liliana

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A Buenos Aires fanno dai 24 ai 46 gradi da una settimana. Gli argentini reagiscono come sanno far meglio in situazioni di crisi: memificare il disagio e presidiare Twitter a caccia di polemiche. Io sono chiuso in casa come tutti, con la fortuna di avere un condizionatore, benefit non da poco, pregando che non accada uno dei tanto temuti cali di corrente che toglie luce e aria per qualche ora; ma le voci del sottosuolo favoleggiano di tagli che possono durare giorni interi.

In tanti casi l’unica fonte di sollievo è rappresentata dal ventilatore Liliana, ferrovecchio nazionale santificato dai meme e ormai famoso, poiché riscalda ciò che ha dietro di sé tanto quanto rinfresca ciò che ha davanti, oltre a produrre un suono simile a quello di una piccola motosega.

Come Evita Peron, il Gauchito Gil e diverse Virgenes provinciali, Liliana è il cuore battente del paganesimo argentino, questa curiosa mescolanza di realismo magico, blasfemia guascona e inchino religioso che abbraccia tutta la cultura del paese. Liliana è una santa protettrice del popolo, che rinfresca come può. Non è perfetta, non è invincibile. Ma protegge chi non ha altre difese.

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