Nel luglio del 1926, The Atlantic pubblica un resoconto scritto da una donna residente in Russia, volto a illustrare le conseguenze pratiche delle radicali riforme bolsceviche sulla famiglia e sul matrimonio. L’articolo descrive con vivida intensità lo scenario creatosi dopo il 1917, quando il nuovo regime si pose l’obiettivo di “distruggere l’istituzione della famiglia”, vista come un retaggio della borghesia.Le misure adottate – dal divorzio ultraveloce all’abolizione della parola “figli illegittimi” – decretarono una rivoluzione nei costumi sociali, con esiti tanto liberatori quanto destabilizzanti.
Nel tentativo di abolire la famiglia tradizionale, i Bolscevichi, dopo la rivoluzione del 1917, eliminarono ogni distinzione legale tra figli legittimi e illegittimi, stabilendo che tutti i bambini dovessero avere gli stessi diritti e imponendo ai padri l’obbligo di mantenerli. Allo stesso tempo, fu introdotto un sistema di divorzio estremamente semplificato: bastava una richiesta unilaterale e pochi minuti per sciogliere legalmente un matrimonio.
At the same time a law was passed which made divorce a matter of a few minutes, to be obtained at the request of either partner in a marriage. Chaos was the result. Men took to changing wives with the same zest which they displayed in the consumption of the recently restored forty-per-cent vodka.
Questa facilità produsse un’ondata di instabilità nelle relazioni, soprattutto nelle città, dove molti uomini cambiavano compagna con leggerezza, spesso abbandonando le donne e i figli senza alcun sostegno. La società si trovò così di fronte a un aumento drammatico dei bambini abbandonati, detti besprizorniki, molti dei quali finivano a vivere per strada o coinvolti in attività criminali. Nelle campagne, il fenomeno si diffuse in modo simile: giovani si sposavano e si separavano con grande frequenza, e molte ragazze si trovarono a ricorrere ad aborti multipli, in condizioni sanitarie spesso precarie, segnando una trasformazione radicale rispetto ai costumi del passato.
Di fronte al caos generato da queste riforme, il regime sovietico iniziò un lento ripensamento. Nel 1926, il nuovo codice familiare reintrodusse alcuni vincoli: fu riconosciuto il “matrimonio di fatto” (convivenza stabile), vennero rafforzati i doveri di mantenimento paterni e si cercò di scoraggiare il divorzio troppo frequente.
The Commissar for Internal Affairs, Byelobrodov, argued that the State cannot regard marriage as a purely private affair. It was his view that stable marriages would better ensure the education of the children. He asserted that the break-up of the family was responsible for many of the criminal and beggar children now on the streets.


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