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Milano città vuota

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Armando negro in un articolo pubblicato su L’Indipendente spiega come Milano è diventata una città a misura di turista.

Milano è sulla bocca di tutti, è un dato di fatto. Le iniziative e gli eventi che caratterizzano la città trovano spazio in numerosi giornali, ed è quasi impossibile non imbattersi sui social media in video e contenuti che ne decantano le attività più disparate, i locali più cool o le feste più in voga. Sempre più gente sceglie Milano come meta turistica, riversandosi nei vari poli della città, riempiendo i sempre più numerosi dehors di bar, bistropub, boutique del gusto e chi più ne ha, più ne metta. Ma le persone più grandi, anagraficamente parlando, ricorderanno sicuramente un tempo, non così remoto, nel quale Milano non aveva questa patina, al contrario, era nota per la sua freddezza, per l’ossessione per il lavoro: la città grigia per eccellenza, anche negli scintillanti anni della Milano da bere. Ad un tratto tutto cambiò, ed è ingenuo pensare che questo drastico cambiamento possa essere stato casuale. Il piano per trasformare Milano in una città accattivante è stato studiato perfettamente e adesso non si torna più indietro.

L’autore ripercorre i cambiamenti che hanno segnato il profilo architettonico e sociale della città:

Difatti, i venticinque anni di governo della città, che hanno visto differenti colori politici, la destra dei primi anni 2000 e la sinistra dagli anni ’10 ad oggi, a dir la verità non hanno dimostrato grossi cambiamenti, bensì una definita continuità politica, fondata sull’urbanistica e sul marketing. Un vero e proprio rebranding ha reso Milano, perlomeno sulla carta, la città europea per eccellenza. Questa continuità politica non dovrebbe però stranirci, non a caso durante il secondo mandato del governo di Letizia Moratti, dal 2009 al 2011 il ruolo di Direttore Generale del Comune di Milano era ricoperto da colui che sarebbe in seguito diventato Commissario Unico per Expo 2015 e attualmente sindaco della città: Beppe Sala.

Un processo che non riguarda solo Milano:

Il problema evidentemente non riguarda solo Milano, che punta ad imporsi come faro per le altre città in Italia. Questo processo si sta gradualmente espandendo ovunque, si può osservare a Napoli, a Bologna, per non parlare di tutte quelle città nel mondo che già stanno facendo i conti con le conseguenze nefaste di questo processo. La gentrificazione, attraverso la speculazione classista dei grandi gruppi immobiliari e della politica, snatura le peculiarità sociali dei centri urbani, mettendo in evidenza l’emblema culturale della globalizzazione.


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