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Mille miliardi di alberi

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“Botanic Wars”, un lungo articolo di Luigi Torreggiani uscito su Il Tascabile, mette a fuoco le sfide e i limiti della divulgazione scientifica, concentrandosi su Stefano Mancuso, un noto botanico e divulgatore.

Quello della divulgazione scientifica è un mestiere assai complicato. Riuscire a solleticare l’interesse su temi spesso difficili, percepiti come troppo distanti dalla vita comune e poco appetibili per il mondo dell’informazione, richiede capacità, metodo, dedizione, creatività e savoir-faire. Come ha scritto Piero Angela nel saggio Le vie della divulgazione scientifica, occorre anzitutto saper “tradurre”: non da una lingua all’altra, ma da un linguaggio – quello tecnico, specialistico, accademico – a un altro, non più arcano e potenzialmente accessibile a chiunque. “Non basta essere chiari”, metteva però in guardia il decano della divulgazione scientifica italiana, “bisogna riuscire a coinvolgere l’emotività”.

Stefano Mancuso è stato più volte criticato per aver superato i limiti della divulgazione scientifica, semplificando eccessivamente temi complessi come quando ha trattato delle specie aliene invasive oppure a causa della sua proposta di piantare mille miliardi di alberi per combattere la crisi climatica.

Nelle scuole di comunicazione della scienza si insegna come, per “coinvolgere l’emotività”, occorra andare dritti al punto, utilizzare storie e metafore, aneddoti anche personali e narrazioni ricche di fascino, attraverso uno stile non sempre in linea con il freddo rigore, contenutistico e terminologico, tipico dell’accademia. Al tempo stesso è però rischioso, per non dire deontologicamente scorretto, su temi scientifici di grande peso per la vita delle persone e degli ecosistemi naturali, spingersi troppo in là e non saperlo riconoscere, come per altro ricorda lo stesso Angela nel suo saggio invitando i ricercatori-divulgatori a “farsi in quattro per dimostrare dove forse si è sbagliato”, poiché “ciò fa parte dell’agire scientifico” così come del suo racconto.

L’articolo sottolinea l’importanza di mantenere un equilibrio tra coinvolgimento emotivo e rigore scientifico, evitando di banalizzare o distorcere la realtà per rendere i messaggi più accattivanti.

Il Tascabile riporta anche l’opinione di Francesco Ferrini, collega di Stefano Mancuso all’Università di  Firenze, in un suo pezzo per l’Accademia dei Georgofili:

“Nel mondo moderno, dove l’attenzione verso l’ambiente e la sostenibilità è diventata una priorità, la narrativa ambientale ha spesso assunto il ruolo di un catalizzatore per la sensibilizzazione e l’azione”, spiega Francesco Ferrini in un articolo pubblicato dall’Accademia dei Georgofili dedicato proprio alla proposta di piantare alberi per amore del pianeta. Ferrini, come Mancuso, è ordinario di Arboricoltura e Coltivazioni Arboree all’Università di Firenze ed è anch’egli impegnato nella divulgazione scientifica, anche se in modo decisamente più cauto e attento a non superare i confini individuati in questo articolo. “La narrativa attorno a questo tema è ricca di entusiasmo e speranza”, sottolinea Ferrini, “ma la realtà pratica spesso svela una serie di sfide e ostacoli che possono rendere difficile tradurre gli ideali in azioni concrete. […] Mentre i profeti della piantagione continuano a incantare le masse con la loro visione romantica di foreste urbane rigogliose, noi dobbiamo guardare la realtà in faccia. […] Dobbiamo concentrarci su soluzioni realistiche e sostenibili, che affrontino la crisi ambientale nella sua complessità e tenendo conto delle limitazioni reali che ci impone il mondo in cui viviamo”.

Tra i principali ostacoli di cui tenere conto se si vuole essere efficaci per Ferrini ci sono infatti la disponibilità di terreni idonei, le risorse finanziarie e umane limitate e la necessità di una pianificazione a lungo termine e di un impegno continuo. Inoltre, la crisi idrica rappresenta una sfida significativa, poiché l’acqua è una risorsa sempre più scarsa e contesa. Ferrini sottolinea l’importanza di adottare approcci realistici e ben ponderati, investendo non solo nella piantagione degli alberi, ma anche nella protezione degli ecosistemi esistenti e nella promozione di pratiche agricole sostenibili


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