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Morton Feldman, il tempo e noi

Morton Feldman, il tempo e noi

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In un articolo del Washington Post (link alternativo), il critico Micheal Brodeur racconta come i tempi odierni, segnati dalla pandemia e dai vari lockdown imposti, gli abbiano fatto vedere (e ascoltare!) la musica di Morton Feldman sotto una nuova luce. Compositore americano, Feldman è stato uno dei maggiori esponenti del minimalismo musicale, corrente artistica che prese piede in America negli anni 60/70.  Noto prima per le sue innovazioni in materia di notazione e poi per alcune  opere che sfidavano il concetto stesso di tempo “esecutivo” musicale e che sembravano suggerire un concetto di musica immanente che l’ascoltatore poteva iniziare ad ascoltare non necessariamente “dall’inizio”, la sua musica  ben si sposta con questo stato di trance emotiva a cui siamo legati dai provvedimenti di lockdown, obbligandoci ad una sorta di vita “minimalista” e dai gesti sempre ripetuti, dove anche il più piccolo accadimento di cambiamento assume molto più valore. Esattamente come avviene nel minimalismo musicale.

La circolarità e la timbrica particolarmente eterea e sognante della musica di Feldman appare poi all’autore particolarmente utile non solo per descrivere il nostro attuale quotidiano, ma anche per coloralo di atmosfera immanente. Cosa di non poco conto in uno stato di “restringimento” dei comportamenti individuali come viviamo noi oggi.


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