Su Il Tascabile un articolo di Fabio Acca, curatore, critico, e studioso di arti performative, sui dischi in vinile e sul loro significato che spesso non è solo quello della musica che contengono ma è legato al fatto che offrono un’esperienza multidimensionale, combinando elementi visivi, tattili e uditivi che la musica digitale non può replicare.
” L’artwork che da sempre definisce il corredo e l’identità iconica soprattutto del “dodici pollici”, nel suo generoso offrirsi allo sguardo e alla manualità, è stato uno dei segreti della popolarità del disco, saldandosi alle “obsolete” caratteristiche sonore dettate dalla riproduzione meccanica e imperfetta del vinile e creando così un universo unico di senso”
Secondo Acca oggi il vinile è un prodotto di massa, con un 50% del mercato destinato al collezionismo, ma
“Alcune realtà produttive indipendenti si sono inserite in questo bipolarismo, tra un rinnovato interesse di carattere generalista e uno specialismo di ordine feticista, proponendo non tanto, o non solo, un modo alternativo di realizzare e distribuire “dal basso” il prodotto discografico, quanto una prospettiva di disco “artigianale”, a tiratura limitata, curato minuziosamente nei dettagli”
Come esempio di multidisciplinarietà Acca cita
“la collezione di “dischi d’artista” Xong, l’etichetta inaugurata nel 2021 da Xing, organizzazione indipendente nata nel 2001 dalle ceneri di quello straordinario laboratorio multidisciplinare che fu il Link Project di Bologna”
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