In un articolo pubblicato su Jacobin Italia, Elisa Palagi e Demetrio Guzzardi illustrano i risultati di alcuni recenti studi sulla distribuzione della ricchezza e sui meccanismi della fiscalità nel nostro paese.
La Banca d’Italia e la Banca Centrale Europea hanno inaugurato il 2024 con la pubblicazione di un importante studio: i «Distributional Wealth Accounts» o, in italiano, i Conti distributivi sulla ricchezza delle famiglie che, per la prima volta, mostrano stime ufficiali sulla distribuzione del patrimonio delle famiglie. Fino a oggi, infatti, le banche centrali, pubblicavano periodicamente solo i dati aggregati della ricchezza delle famiglie, che comprendono il totale del patrimonio mobiliare, ossia gli investimenti, i depositi, il patrimonio immobiliare, che include immobili e attività aziendali, nonché il totale dei debiti, come ad esempio i mutui per l’acquisto delle case. Le istituzioni, dunque, si limitavano a riportare il dato riguardo il patrimonio medio italiano, che ammonta a circa 390 mila euro, una cifra che dice molto poco sulla situazione reale della maggior parte della popolazione. È evidente che le disparità di ricchezza esistono e sono consistenti, avendo alcune famiglie addirittura un patrimonio negativo. La pubblicazione dei dati ufficiali sulla distribuzione del patrimonio è quindi un importante passo in avanti: non solo migliora il dibattito pubblico su questi temi, ma anche gli studi economici beneficeranno di tali dati per valutare le politiche, permettendo di comprendere quali fasce della popolazione siano maggiormente colpite.
Il documento della Banca d’Italia è disponibile qui. Gli autori del documento della Banca d’Italia mettono in evidenza i dati che paiono emergere dallo studio e segnalano che sono in corso diversi progetti per affinare ulteriormente le statistiche dei DWA per l’Italia attraverso l’utilizzo di fonti amministrative, quali ad esempio la Centrale dei rischi:
MESSAGGI PRINCIPALI
• Le nuove statistiche sperimentali trimestrali dei conti distributivi sulla ricchezza (Distributional Wealth Accounts, DWA) sono compilate dalla BCE combinando informazioni distributive provenienti dall’indagine armonizzata Household Finance and Consumption Survey con gli aggregati macroeconomici dei conti finanziari e delle attività non finanziarie delle famiglie.
• La metodologia comune per la compilazione è stata definita da un gruppo di esperti del SEBC (coordinato dalla BCE e dalla Banca d’Italia) e si basa su ipotesi largamente impiegate nella letteratura scientifica per garantire la coerenza delle informazioni distributive con i corrispondenti aggregati di contabilità nazionale.
• Le banche centrali possono optare per compilare tali statistiche in autonomia per il proprio paese, affinando la metodologia comune con l’utilizzo di informazioni disponibili a livello nazionale; la Banca d’Italia cura la compilazione dei DWA per l’Italia, integrando dati di fonte amministrativa e segnalazioni statistiche bancarie.
• Secondo le statistiche dei conti distributivi, la composizione del portafoglio è molto eterogenea tra famiglie: in Italia quelle meno abbienti detengono principalmente abitazioni e depositi mentre quelle più ricche diversificano maggiormente, detenendo anche quote significative di azioni, partecipazioni e attività reali destinate alla produzione e di altri strumenti finanziari complessi.
• Il cinque per cento delle famiglie italiane più ricche possiede circa il 46 per cento della ricchezza netta totale. I principali indici di disuguaglianza sono rimasti sostanzialmente stabili tra il 2017 e il 2022, dopo essere aumentati tra il 2010 e il 2016.
• La concentrazione della ricchezza è inferiore a quella media dell’area dell’euro in Italia e in Francia ed è maggiore in Germania.
Attualmente i conti distributivi sono pubblicati da pochi paesi al mondo, quali ad esempio l’Australia, il Canada e gli Stati Uniti.
Per i paesi dell’area dell’euro, sono stati sviluppati da un expert group creato nel 2015 e coordinato, a partire dal 2019, dalla Banca Centrale Europea (BCE) e dalla Banca d’Italia4. Nel 2019 la BCE ha incluso la produzione di tali statistiche tra gli obiettivi strategici di medio periodo per le statistiche sui conti finanziari. Le serie prodotte, che la BCE diffonde al pubblico come statistiche sperimentalidall’8 gennaio 2024 per 20 paesi e il complesso dell’area dell’euro, partono dal 20097 e sono aggiornate a cadenza trimestrale.
Gli autori dell’articolo di Jacobin Italia riportano anche i risultati di una una recente ricerca (da loro condotta con altri ricercatori), pubblicata sul Journal of the European Economic Association, intitolata Reconstructing Income Inequality in Italy: New Evidence and Tax System Implications from Distributional National Accounts, nella quale hanno analizzato la distribuzione dei redditi e delle aliquote fiscali effettive in Italia, al fine di analizzare la progressività del sistema fiscale italiano.
In questo studio, abbiamo combinato diverse fonti di dati, includendo dati amministrativi come le dichiarazioni fiscali, e dati di indagini campionarie di Istat e Banca d’Italia. Inoltre, abbiamo corretto i dati per tener conto dell’evasione e abbiamo ricalibrato i redditi finanziari utilizzando una distribuzione del patrimonio ottenuta da una ricerca congiunta tra accademici e ricercatori del Mef, simile a quella ottenuta dalla Banca d’Italia.
Elisa Palagi e Demetrio Guzzardi concludono l’articolo con queste considerazioni finali:
Il quadro che emerge è allarmante. I patrimoni sono sempre più concentrati nelle mani di poche famiglie generando di conseguenza un aumento nella concentrazione dei redditi. Occorrerebbe quindi avviare al più presto politiche che riducano il crescente livello di disuguaglianza.
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