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Perché i giovani fanno fatica a trovare lavoro in Italia

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Alberto Magnani sul Sole 24 Ore propone alcune considerazioni sulla disoccupazione giovanile in Italia, andando oltre il confortante repertorio di luoghi comuni che ormai sembra cristallizzato. Analizzando i dati appare una realtà più sfumata: le posizioni realmente high skilled in settori STEM, che pretendano un percorso formativo post diploma, è meno fitta di quando si potrebbe attendere, mentre la maggior parte delle posizioni non richiedono skill particolari:

le imprese hanno intenzione di attivare 4.690 contratti per gli specialisti di area scientifica e 7.720 per ingegneri e professioni assimilate: in totale si parla di 12.410 profili, il 2% dei 441.660 che dovrebbero essere contrattualizzati a gennaio.

Viceversa, tre categorie come personale non qualificato per le pulizie (30.870), addetti alle vendite (32.230), addetti alla ristorazione (38.780) incidono sul 23% delle posizioni ambite, quasi un caso su quattro. La domanda di tecnici non è, insomma, stringente come dovrebbe trasparire dagli annunci.

Un altro problema che emerge dalle dimensioni delle nostre imprese:

Il nostro sistema economico può aver bisogno nell’immediato di tecnici, ma con un grado di qualifiche meno elevato di quello offerto dai nostri laureati (e dai laureati in generale).

Oltre a questo vanno aggiunte le questioni della retribuzione:

L’unico aspetto che mette d’accordo (quasi) tutti è, anche, quello più evidente: le retribuzioni. Il mercato italiano soffre di un divario salariale rispetto agli altri paesi europei, incentivando quella «trasferibilità» dei lavoratori evocata da Anelli. Il gap tra gli stipendi offerti in Italia e all’estero è tanto discusso da sembrare un luogo comune. Non lo è. Gli ultimi dati Istat sul costo del lavoro mostrano un dato abbastanza scomodo per chi teorizza il «vittimismo» degli under 30 alla ricerca di un impiego compatibile con le proprie ambizioni. La retribuzione lorda oraria in Italia si attesta a 19,92 euro, sotto a una media Ue che si aggira fra i 20 e i 25 euro lordi l’ora, con picchi sopra i 25 euro in Germania e oltre i 35 euro in Danimarca. Non il biglietto da visita più accattivante, quando si entra in un mercato del lavoro.

L’immagine in evidenza è tratta da Pixabay su licenza Creative Commons.


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