Giovanni Cominelli propone un’analisi delle varie anime che compongono il fronte di chi invoca l’inizio immediato di una trattativa di pace fra Russia e Ucraina. Il punto di partenza è il manifesto firmato il 18 ottobre da undici intellettuali di varia estrazione, di destra, di sinistra e dell’area più generalmente cattolica: di quel manifesto, peraltro, Cominelli critica ferocemente gli assunti di base, come l’idea che la cessione della Crimea alla Repubblica Sovietica Ucraina nel 1954 fosse illegale.
Dei pacifisti che si riconoscono in quel documento, la componente di sinistra sarebbe mossa, più ancora che dall’eredità della russofilia del PCI, da un persistente antiamericanismo; quella di destra, invece, dalla consonanza ideale con l’ultranazionalismo reazionario della Russia attuale, combinata con i legami d’affari e personali fra Salvini, Berlusconi, la Lega Nord e il regime di Putin. L’attenzione maggiore è però rivolta ai pacifisti cattolici, la cui posizione viene distinta peraltro da quella del Papa. Nel loro caso, l’antiamericanismo avrebbe le sue origini nell’ostilità al liberalismo anglosassone, inserito nella “genealogia degli errori moderni” che, a partire dalla Riforma, avrebbe portato a crescenti nuove minacce verso la cristianità. A questo si assocerebbe un singolare “neo-pelagianesimo”, che porterebbe a negare l’inevitabilità del peccato pur di perseguire un ideale di pace ad ogni costo. In ogni caso, queste tradizioni eterogenee porterebbero a risultati simili, e per Cominelli ugualmente deprecabili.
Tutti questi strati di pacifismo hanno in comune una piattaforma:
- fermare la guerra, negando i mezzi agli Ucraini per opporsi militarmente all’esercito invasore;
- concedere a Putin la parte già occupata: Crimea e Donbass.
Si tratta delle stesse condizioni che Putin stesso pone per smettere.
Come ci si possa interporre tra due belligeranti, assumendo integralmente le pretese di una parte, si dovrebbe chiedere ai catto-pacifisti, a Conte, alla sinistra radicale e a quella parte di PD che lo seguirà in piazza, ai catto-rosso-bruni, tutti in piazza il 5 novembre prossimo per la pace.
Come si possa essere ciechi di fronte alla guerra di liberazione nazionale degli Ucraini si dovrebbe chiedere:
- a tutti coloro che hanno giustamente sfilato per decenni contro la violazione della sovranità nazionale degli Stati, operata a turno dalle Potenze grandi e piccole;
- a tutti coloro che agitano il vessillo sovranista.
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