Un articolo uscito sul numero estivo di Internazionale, un’inchiesta di Heidi Blake pubblicata lo scorso maggio sul New Yorker (“The Fugitive Princesses of Dubai”), racconta l’infanzia e descrive le peripezie di alcune sorelle accomunate dalla voglia di libertà ed emancipazione, che le ha portate a cercare la fuga dal padre tiranno, sceicco degli Emirati Arabi Uniti.
For more than half her life, Latifa had been devising plans to flee her father, Sheikh Mohammed bin Rashid Al Maktoum, the leader of Dubai and the Prime Minister of the United Arab Emirates. Sheikh Mohammed is an ally of Western governments, celebrated for transforming Dubai into a modern power. Publicly, he has placed gender equality at the heart of his plan to propel the U.A.E. to the top of the world economic order, vowing to “remove all the hurdles that women face.” But for his daughter Dubai was “an open air prison,” where disobedience was brutally punished.
Entrambi gli articoli sono dietro paywall, ma Il Corriere della Sera riprende e riassume dettagliatamente l’inchiesta del New Yorker in un pezzo di Elena Tebano intitolato “L’atto d’accusa contro l’emiro di Dubai: Ha perseguitato le figlie e la moglie che volevano sfuggire al suo controllo”.
Latifa bint Mohammed Al Maktoum, 37 anni, è la figlia del sovrano di Dubai, Mohammed bin Rashid Al Maktoum. Nel 2018 aveva fatto pubblicare un video in cui raccontava di essere tenuta prigioniera contro la sua volontà dal padre e un rocambolesco tentativo di fuga fallito (ne avevamo scritto nella Rassegna). «Se state guardando questo video, non è una buona cosa. O sono morta o sono in una situazione molto, molto, molto brutta» diceva nei primi secondi della registrazione. Ora il New Yorker torna sulla sua storia con una lunga inchiesta di Heidi Blake sulle donne perseguitate della famiglia reale di Dubai.
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