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Recall: quando un’elezione non è per sempre

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Su suggerimento di @Lemkin.

 

La recente crisi, o meglio, una delle crisi della democrazia rappresentativa, pone numerosi problemi riguardanti il funzionamento di questo sistema, e pretende soluzioni, che spesso passano dalla predisposizione di sistemi di democrazia partecipativa, agevolate dalle nuove tecnologie che facilitano la partecipazione e l’informazione dei cittadini.
Uno degli strumenti che si vanno affermando in tal senso è l’istituto del recall, diffuso in vari Stati americani, a vari livelli, e variamente articolato, consistente sostanzialmente nella possibilità da parte degli elettori di revocare il mandato conferito ad un politico. Spesso l’istituto del recall è legato al verificarsi di determinati presupposti, altre volte ne è del tutto slegato e segue logiche esclusivamente politiche. Varie sono anche le possibilità di articolare il funzionamento del recall e le modalità di difesa per l’esponente politico da revocare.
La predisposizione di simili strumenti pone dei problemi, ove li si volesse immaginare nel nostro ordinamento, sia in termini di compatibilità costituzionale – si pensi al divieto di mandato imperativo – sia per quanto riguarda il rischio di short-termism delle politiche di amministratori costantemente a rischio di revoca. D’altro canto, potrebbe essere uno strumento estremamente efficace specie in quei sistemi politici caratterizzati da elevati livelli di corruzione, per compensare la lentezza degli strumenti giurisdizionali e per contrastare condotte “riprovevoli” non penalmente sanzionate.

 

Immagine in Pubblico dominio da flickr


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