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Rivoluzionare il passato: nuove prospettive sulla preistoria [EN]

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A cura di @Werner58.

If one reduces world history to Gini coefficients, silly things will, necessarily, follow. Also depressing ones.

Gli antropologi David Graeber (già noto per “Debito: i primi 5000 anni”) e David Wengrow hanno un problema con il “modello standard” della preistoria accettato dai più, secondo cui l’esistenza sempre uguale a sé stessa di piccole bande di cacciatori-raccoglitori fu sconvolta (circa ottomila anni fa?) dall’invenzione dell’agricoltura, che portò con se tutto il bene e tutto il male della civiltà. A quanto risulta dai più recenti scavi archeologici, questa teoria è semplicemente sbagliata e riduttiva, e il nostro passato ancestrale è stato molto meno lineare.

Soprattutto, i due David non sopportano che molti autori, tra cui ad esempio Jared Diamond, utilizzino dati scientifici obsoleti per fare della cattiva filosofia sulla società umana:

Modern authors have a tendency to use prehistory as a canvas for working out philosophical problems: are humans fundamentally good or evil, cooperative or competitive, egalitarian or hierarchical? As a result, they also tend to write as if for 95% of our species history, human societies were all much the same. But even 40,000 years is a very, very long period of time.

It seems inherently likely, and the evidence confirms, that those same pioneering humans who colonised much of the planet also experimented with an enormous variety of social arrangements.

Nel loro lungo pezzo su “Eurozine”, i due antropologi cercano di fornire un quadro più aggiornato e dettagliato del gran numero di strutture sociali che i nostri antenati preistorici hanno sperimentato; e si scagliano contro l’ossessione di molti contemporanei per “la disuguaglianza” come portato necessario della civiltà, e i tentativi (metodologicamente risibili) di proiettare questo concetto nel passato più remoto. Secondo Graeber e Wengrow, queste analisi nascondono una radicata sfiducia nella possibilità di cambiamenti sociali nel presente.

I due autori hanno a loro volta una chiara posizione politica (Graeber è notoriamente vicino all’anarchismo): pur mettendo in guardia da ogni tentativo di fondare una filosofia politica sulla base di sparuti ritrovamenti archeologici, è evidente che vedano la ricchezza del passato che tentano di ricostruire come un’ispirazione per pensare la società oggi con maggiore audacia.

‘Inequality’ is a way of framing social problems appropriate to technocratic reformers […] without addressing any of the factors that people actually object to about such ‘unequal’ social arrangements: for instance, that some manage to turn their wealth into power over others; or that other people end up being told their needs are not important, and their lives have no intrinsic worth.

Immagine da Flickr.


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