Il portale di informazione medica Univadis con un pezzo di Roberta Villa si interroga sui legami e gli intrecci tra scienza e politica, in riferimento soprattutto al pericolo che la politicizzazione di temi scientifici possa danneggiare la fiducia del pubblico nella scienza.
Riviste scientifiche come Scientific American e Nature hanno sostenuto candidati politici, ma questi endorsement possono ridurre la fiducia nella scienza tra i sostenitori del candidato opposto.
Riferendosi a una recente riflessione di Francesco Costa nella sua newsletter “Da Costa a Costa” Roberta Villa scrive:
È esattamente, ricorda Costa, quello che ha fatto nei giorni scorsi Scientific American, schierandosi apertamente a favore di Kamala Harris contro Donald Trump. Non è una presa di posizione comune da parte di questa o di altre riviste scientifiche, sebbene anche Nature nel 2020 avesse fatto lo stesso, dichiarando il suo favore per Joe Biden, sempre rispetto a Trump. In effetti, sono in molti a pensare che rispetto a tutti gli altri presidenti del passato, considerati eroi o incapaci, buoni o cattivi, abili o tontoloni, disonesti o esemplari, la figura e la storia di Donald Trump rappresentino una caduta verso il basso non indifferente, davanti al quale è difficile tacere. Anche perché, al di là delle accuse di molestie sessuali, evasione fiscale o complicità nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, Trump ha mostrato posizioni controverse su vari temi che stanno molto a cuore agli scienziati, dal clima all’energia, dalla gestione della pandemia all’ambiguità rispetto ai vaccini. Senza dimenticare che il sistema della ricerca statunitense è arricchito da scienziati di ogni provenienza, religione, colore della pelle, identità e orientamento sessuale o cittadinanza: una multiculturalità che offre punti di vista diversi fondamentali per affrontare i problemi a 360°, ma che inevitabilmente si scontra con le politiche di chiusura caldeggiate da Trump.
Anche in Italia, la polarizzazione politica ha influenzato la percezione della scienza, con partiti che sfruttano temi scientifici per guadagnare consenso.
L’articolo sottolinea l’importanza di trovare un equilibrio tra diritti individuali e salute pubblica, evitando che la scienza diventi uno strumento politico.
Oggi più che mai la scienza non può ignorare la politica e la politica, da parte sua, si confronta con scelte difficili su temi che non possono essere interpretate senza gli strumenti della scienza: innovazione tecnologica e intelligenza artificiale, crisi climatica, minacce infettive emergenti, invecchiamento della popolazione, solo per citarne alcune. Eppure, la politicizzazione di certi temi attinenti alla salute, primi fra tutti i vaccini, non ha fatto bene alla fiducia dei cittadini nella scienza e in particolare nella medicina. E viceversa, l’ingresso a gamba tesa del mondo della scienza nell’agone politico potrebbe nuocere proprio alla causa per cui ci si sente in dovere di scendere in campo: andare verso un mondo in cui nessuno rischi la vita, la salute o il conto in banca inseguendo le pseudoscienze oppure ipotechi il futuro dei propri figli cavalcando un facile negazionismo climatico. Restando nel mondo della medicina, un mondo in cui sia ovvio farsi asportare un tumore dal chirurgo invece che cercarne l’origine in traumi esistenziali, seguire il consiglio del medico invece che del ciarlatano, assumere farmaci invece che prodotti omeopatici per curare un disturbo reale, vaccinare se stessi e i propri figli sapendo che un prodotto autorizzato dalle autorità sanitarie comporta sicuramente molti più benefici che rischi per la fascia di persone cui è raccomandato.
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